Martedì 28 festeggiamo il
Carnevale al Circolo.
Ecco un po' di curiosità su questa strana festa,
reperite qua e là sul web:
STORIA
del CARNEVALE
Il carnevale è una delle feste più antiche,
diffusa in quasi tutte le parti del mondo e celebrata con rituali
diversi, pur avendo una radice comune, autenticamente popolare. Le
maschere erano utilizzate dall'uomo fin dal Paleolitico, quando gli
stregoni, durante riti magici e propiziatori, indossavano costumi
adornati di piume e sonagli e assumevano aspetti terrificanti grazie a
maschere dipinte, nell'intento di scacciare gli spiriti maligni. Ma è
soprattutto nel mondo romano, dove si svolgevano feste in onore degli
dei, che possiamo ritrovare le origini del nostro Carnevale. Nell'antica
Roma i festeggiamenti in onore di Bacco, detti Baccanali, si svolgevano
lungo le strade della città e prevedevano già l'uso di maschere, tra
fiumi di vino e manifestazioni danzanti. Famosa era, anche, la festa di
Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi,
nobili e plebei si univano nel ritmo dei festeggiamenti. In marzo e in
dicembre era la volta dei Saturnali, le feste sacre a Saturno, padre
degli dei, che si svolgevano nell'arco di circa sette giorni durante i
quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, dove il "Re
della Festa", eletto dal popolo, organizzava i giochi nelle piazze,
e dove negli spettacoli i gladiatori intrattenevano il pubblico.Secondo
Livio, queste feste iniziarono all'epoca della costruzione del tempio di
Saturno (263 a.C.). Negli anni i Saturnali divennero sempre più
importanti, all'origine infatti duravano solo tre giorni, poi sette
finché, in epoca imperiale, furono portati a quindici. Ai Saturnali si
unirono le Opalia, in onore della dea Ope moglie di Saturno, e le
Sigillaria, in onore di Giano e Strenia. Infine, in ricordo della lupa
che allattò Romolo e Remo, non possiamo non ricordare i Lupercali che
erano considerate feste della fecondità.
Dal Quattrocento,
il Carnevale sostenne una serie di attacchi repressivi dai moralizzatori
dell'epoca: giudicavano infatti troppo "pagani" i riti,
i festeggiamenti e i banchetti che si svolgevano in quel periodo. Mal
tollerate erano anche le sagre popolari, talune alquanto rozze, come la
festa dell'asino e quella dei folli, con stravaganze oltre misura.
Nonostante questo, il Carnevale ha continuato a dar vita a nuove forme
celebrative: combattimenti tra classi diverse di cittadini o fra
circoscrizioni, a colpi di sassi e bastoni (da cui l'uso degli attuali
manganelli in plastica); lotte rituali tra rioni e quartieri di una
stessa città (a tutt'oggi la battaglia delle arance a Ivrea) o tra
cittadine diverse.
Questo accadeva per le strade, tra il popolo, mentre nelle quiete dei
giardini e delle sale dei sontuosi palazzi, la nobiltà si dilettava in
giochi "cortesi" sbalordendosi a vicenda per l'abilità
nell'utilizzo delle armi.
Nel tardo Medioevo il travestimento si diffuse nei carnevali delle città.
In quelle sedi il mascherarsi consentiva lo scambio di ruoli, il
burlarsi di figure gerarchiche, il satireggiare vizi di persone o
malcostumi con quelle stesse maschere, oggi note in tutto il mondo, che
sono poi assurte a simbolo di città e di debolezze umane.
La tradizione del Carnevale ha fatto in modo che ogni regione italiana
vanti una propria originalità richiamando turisti e visitatori da ogni
parte del mondo.
I più famosi sono quelli di Viareggio e Venezia seguiti, con analoga
notorietà, da quello pugliese di Putignano e da quello di Cento, nel
ferrarese, gemellato col Carnevale di Rio de Janeiro.
ALTRE CURIOSITA'
E' incerta la
radice etimologica del Carnevale: c'è chi la farebbe risalire al carrus
navalis, carri a forma di nave usati a Roma nelle processioni di
purificazione, e chi al carnem levare, tradizione medioevale di
consumare un banchetto di "addio alla carne" la sera
precedente il mercoledì delle Ceneri, saziandosi fino alla nausea prima
dei digiuni quaresimali. Le Ceneri, rito propiziatorio di origine
contadina, ben augurale per la fecondità della terra, consisteva nel
bruciare in piazza un grottesco spaventapasseri e seppellirne le ceneri
proprio quel mercoledì.
La
parola Carnevale potrebbe anche derivare da Carna -aval (un invito a non
mangiare carne), o ancora, da Carnalia (feste romane in onore di
Saturno), oppure da carne-levamen o dall'espressione medievale
carnem-laxare (cioè fare digiuno, astinenza).
I coriandoli, tondi di carta colorata (inventati, si dice, da un
milanese), all'origine erano semi della pianta di coriandolo ricoperti
di gesso, come confetti, da lanciare dai carri e dai balconi.
Durante i festeggiamenti era usanza cucinare dolci veloci, poco costosi,
da offrire alla moltitudine di persone che interveniva. Da qui la
tradizione dei fritti: acqua, farina e zucchero che ancora oggi, pur con
qualche ingrediente in più, si trasformano in fumanti e dorate
castagnole, frittelle, zeppole, tortelli, struffoli, frappe, cenci,
chiacchiere.
I FALO’
Il cerimoniale del Carnevale, fin dalle più remote
edizioni esprimeva l’anelito e la volontà del popolo di liberarsi dal
male commesso durante l’anno, attraverso la purificazione del fuoco e
nello stesso tempo voleva propiziare la rinascita della natura alla
vigilia della primavera e l’abbondanza dei frutti.
Da ciò è scaturita l’usanza, giunta fino ai nostri giorni di
accendere sulle alture e nelle piazze, numerosi falò attorno ai quali
convenivano grandi e piccini per gridare, suonare, cantare e danzare,
insomma per esprimere in modo estroso e spontaneo i propri sentimenti e
la propria gioia.
Per il popolo, bruciare il falò significava anche mettere in fuga il
malocchio, allontanare le stregature e chiudere il capitolo dei
divertimenti per entrare l’indomani nella Quaresima, tempo di austerità
e di raccolto.
Al vertice del grande falò,
veniva (e viene tutt’ora) infisso il fantoccio di “carnevale”,
goffo personaggio vestito di stracci, ripieno di paglia e accanto a lui,
veniva posto un altro personaggio femminile, chiamato in certi paesi “Poiana”
e in altri “Vecchia”, ritenuta comunque la moglie del protagonista
destinata a fare la stessa fine dell’infelice compagno.
…e qualche filastrocca
“Viva viva Cranval!
La poiana in sima al pal
La ciama cranval,
Cranval al vol mia gnir
E la poiana la vol morir!
Lasa ch’la mora
Agh farèma ‘na casa nova,
un piatt ad polenta
un piatt ad confet,
sera l’us e andema a let! ”
(anonimo)
Carnevale
vecchio e pazzo
si
è venduto il materasso
per
comprare pane e vino
tarallucci
e cotechino.
E
mangiando a crepapelle
la
montagna di frittelle
gli
è cresciuto un gran pancione
che
somiglia ad un pallone.
Beve
beve e all'improvviso
gli
diventa rosso il viso
poi
gli scoppia anche la pancia
mentre
ancora mangia e mangia...
Così
muore il Carnevale
e
gli fanno il funerale
dalla
polvere era nato
ed
in polvere è tornato.
(G.
D'Annunzio)