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Tortellata di San Giovanni 2009
23 Giugno 2009
A
segnare l’inizio dell’estate di Fornio è, da sempre, la tortellata di San
Giovanni, un occasione per stare insieme all’insegna dell’accoglienza, la
familiarità e dell’amicizia, quella vera che si trova nel nostro paese e che
si concretizza grazie all’operato del Circolo Folkloristico Sportivo Fornio.
Ma alla notte di San Giovanni è legata anche una tradizione storica…
Ancora oggi si fa largo uso di una delle più famose erbe di San Giovanni:
l’artemisia(comunemente detta al m’d’gu), per evitare malattie al
bestiame, ma anche agli uomini.
La traduzione vuol che nel pomeriggio del 23 di giugno le famiglie uscivano in
gruppo dalla frazione e si recavano nei prati a fare una merenda e lì restavano
fino a sera "quand’ l’erba a s’ bagnava" (Quando l'erba si
bagnava).
Oggi, quasi ovunque, si festeggia la ricorrenza con la tortellata.
Perchè mai i TORTELLI ?
Poichè a partire da una certa epoca la Chiesa ordinò che i giorni di vigilia
fossero "giorni da magro", con astinenza dalle carni e con l’obbligo
di un solo pasto a base di latticini, ecco che nel parmense si inventò un
piatto che pur essendo da magro, ebbe grande fortuna. Un piatto popolare:
farina, ricotta, erbette dell’orto e formaggio. Appunto i tortelli.
I quali secondo la tradizione parmense debbono essere:
largh’ ch’mi linsö (larghi come lenzuola)
an’ghè in t’al büter (annegati nel burro)
quatè dal formai (coperti dal formaggio)
Ma la notte di San Giovanni è sempre stata considerata una notte particolare.
La notte in cui le streghe si radunano per il loro sabba intorno al fuoco. La
notte in cui i mediconi, i segnatori, l’ strol’gh’ passavano i loro poteri
ai figli.
Per le acque si deve parlare innanzi tutto della RUGIADA che si forma nella
notte tra il 23 e il 24 giugno. Essa aveva anche la virtù di preservare i panni
dalle tignole, come dice un famoso proverbio romagnolo: "S’ t’ vù che
ai pènn al tignol a n’ deg dan, fai ciapè la guazza ad San Zvan".
Avevano funzioni divinatorie anche le così dette erbe di San Giovanni che
variano da regione a regione e servivano anche a predire il futuro. Sono nove,
tra cui l’indispensabile iperico e vanno colte in luoghi diversi.
Raccolte in mazzetti, si pongono sotto il cuscino la sera della festa. Quello
che in quella notte si sognerà, accadrà certamente.
Le erbe di S.Giovanni hanno anche la funzione di scacciare i demoni e le streghe
proteggendo dal malocchio, come l’artemisia, conosciuta da noi come “al
m’d’gu”
L’iperico, detto anche scacciadiavoli, è un altro amuleto contro ogni forma
di stregoneria se si ha l’avvertenza di portarlo sul corpo durante la notte.
Anche la verbena, simbolo di pace e di prosperità, e il ribes (uvetta di S.
Giovanni) i cui frutti sono rossi come il fuoco, proteggono da malefici e
sortilegi. Senza contare l’aglio che si deve comprare il giorno di San
Giovanni e che, appeso in casa, protegge dai vampiri.
Chi non conosce, poi, un’usanza in voga anche da noi e cioè quella che
permette di preparare un liquore tipico : il nocino.
Secondo la tradizione, le donne devono staccare le noci per il liquore, quando
la drupa è ancora verde, nella notte di S. Giovanni: con una falce o una lama
di legno, mai di metallo. L’infusione darà un liquore considerato una
panacea.
Il rito della preparazione del nocino risale ai Celti, i quali ritenevano sacro
l’albero del noce ed è strano che anche in Italia, nel medioevo, proprio il
famoso noce di Benevento fosse il luogo ove si raduvano tutte le streghe.
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