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 San Giovanni 2010

  

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Tortellata di San Giovanni 2010

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A segnare l’inizio dell’estate di Fornio è, da sempre, la tortellata di San Giovanni, un occasione per stare insieme all’insegna dell’accoglienza, la familiarità e dell’amicizia, quella vera che si trova nel nostro paese e che si concretizza grazie all’operato del Circolo Folkloristico Sportivo Fornio.
Ma alla notte di San Giovanni è legata anche una tradizione storica…

Ancora oggi si fa largo uso di una delle più famose erbe di San Giovanni: l’artemisia(comunemente detta al m’d’gu), per evitare malattie al bestiame, ma anche agli uomini.
La traduzione vuol che nel pomeriggio del 23 di giugno le famiglie uscivano in gruppo dalla frazione e si recavano nei prati a fare una merenda e lì restavano fino a sera "quand’ l’erba a s’ bagnava" (Quando l'erba si bagnava).
Oggi, quasi ovunque, si festeggia la ricorrenza con la tortellata.
Perchè mai i TORTELLI ?
Poichè a partire da una certa epoca la Chiesa ordinò che i giorni di vigilia fossero "giorni da magro", con astinenza dalle carni e con l’obbligo di un solo pasto a base di latticini, ecco che nel parmense si inventò un piatto che pur essendo da magro, ebbe grande fortuna. Un piatto popolare: farina, ricotta, erbette dell’orto e formaggio. Appunto i tortelli.
I quali secondo la tradizione parmense debbono essere:
largh’ ch’mi linsö (larghi come lenzuola)
an’ghè in t’al büter (annegati nel burro)
quatè dal formai (coperti dal formaggio)

Ma la notte di San Giovanni è sempre stata considerata una notte particolare. La notte in cui le streghe si radunano per il loro sabba intorno al fuoco. La notte in cui i mediconi, i segnatori, l’ strol’gh’ passavano i loro poteri ai figli.
Per le acque si deve parlare innanzi tutto della RUGIADA che si forma nella notte tra il 23 e il 24 giugno. Essa aveva anche la virtù di preservare i panni dalle tignole, come dice un famoso proverbio romagnolo: "S’ t’ vù che ai pènn al tignol a n’ deg dan, fai ciapè la guazza ad San Zvan".
Avevano funzioni divinatorie anche le così dette erbe di San Giovanni che variano da regione a regione e servivano anche a predire il futuro. Sono nove, tra cui l’indispensabile iperico e vanno colte in luoghi diversi.
Raccolte in mazzetti, si pongono sotto il cuscino la sera della festa. Quello che in quella notte si sognerà, accadrà certamente.
Le erbe di S.Giovanni hanno anche la funzione di scacciare i demoni e le streghe proteggendo dal malocchio, come l’artemisia, conosciuta da noi come “al m’d’gu”
L’iperico, detto anche scacciadiavoli, è un altro amuleto contro ogni forma di stregoneria se si ha l’avvertenza di portarlo sul corpo durante la notte.
Anche la verbena, simbolo di pace e di prosperità, e il ribes (uvetta di S. Giovanni) i cui frutti sono rossi come il fuoco, proteggono da malefici e sortilegi. Senza contare l’aglio che si deve comprare il giorno di San Giovanni e che, appeso in casa, protegge dai vampiri.
Chi non conosce, poi, un’usanza in voga anche da noi e cioè quella che permette di preparare un liquore tipico : il nocino.
Secondo la tradizione, le donne devono staccare le noci per il liquore, quando la drupa è ancora verde, nella notte di S. Giovanni: con una falce o una lama di legno, mai di metallo. L’infusione darà un liquore considerato una panacea.
Il rito della preparazione del nocino risale ai Celti, i quali ritenevano sacro l’albero del noce ed è strano che anche in Italia, nel medioevo, proprio il famoso noce di Benevento fosse il luogo ove si raduvano tutte le streghe.

 

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